martedì 29 luglio 2008

La nostra libertà è figlia del '68



E secondo voi il '68 non ha lasciato niente di buono? Io non credo. Non avremmo tante libertà, senza il 68. Il fatto è che le abbiamo già trovate, e non le apprezziamo..

lunedì 21 luglio 2008

Realtà allo specchio




Lo specchio non è vivo

e nemmeno morto.

Lo specchio E'.

Lo specchio non è mai solo.

Sta insieme a chi esso riflette

E gli altri in lui riflessi sono "dentro" di lui.

Lo specchio non è buono.

Ma nemmeno cattivo.

Lo specchio è avido.

Ma anche generoso

di luce e di speranza.

Lo specchio sembra uno strumento

ma è forse un "creatore".

Chi mi assicura, dunque, che tutto altro non è

che un semplice riflesso?

Specchio



Mi rifletti peggiore

di come io sembro.

Ma mi mostri migliore

di come io mi sento.


Mi vedo in te

come io sono.

Soltanto me stessa

come tu mi vedi

martedì 15 luglio 2008

Un gioco

L'ho già detto: ogni tanto mi piace rimescolare le cose, e cambiare l'ordine dei post. Oggi lo faccio così, con questo post, che rimetto in evidenza, cambiandogli la data, ma non la sostanza, e nemmeno il gioco ;)






Penso ad un "giaciglio", anche solo un semplice "giaciglio". Questo mi basta, questo sarebbe bello tu cercassi per noi..SOLO PER NOI..Un gesto virile, dell'uomo che cerca un riparo per portarci la "sua" donna e fare l'amore con lei..So bene di essere una tra altre, per te, nè migliore, nè peggiore, ma soltanto "speciale" (solo una che ti vuol bene/ti conosce/ti comprende), ma voglio dirtelo forte quanto mi piace il nostro "gioco"...E non sai quanto mi perdo, io, a pensare ad un rifugio, anche improvvisato, dove tu mi parli, di tutto e di te, mentre sei, orgoglioso, dentro il mio corpo, scherzando e ridendo, o con mute parole di occhi..
Penso a un posto dove sciogliermi senza pudori...La tua lingua nella mia fonte, a leccare, succhiare, e bere il mio succo, le mie mani tra i tuoi capelli, e tu dentro alle mie cosce...E poi il tuo piccolo pene che affonda, deciso e crudele, tra le mie natiche, e mi colpisce di piacere...I miei gemiti a onde, interminabili ed esplosi o soffocati tra morsi e saliva..
Ecco, ora che le parole hanno parlato, al posto dei gesti e delle carezze, spero non abbiano "gualcito" nulla di questo nostro bel gioco...:-)




venerdì 4 luglio 2008

Amore e Libertà: un caso storico


Amore e libertà. Due grandi concetti, attorno a cui ruota la vita. Sono conciliabili? Si può essere liberi amando? O si deve scegliere tra amore e libertà? Io propendo per l'ultima alternativa. Mi sembra la meno romantica, ma anche la più verosimile.
Cito un caso "storico" emblematico: quello di Cavour. E faccio un pò di gossip d'annata. (Il gossip ci sta sempre, in estate!!!)
Chiarisco fin da subito che le notizie che riporto le ho solo lette qualche settimana fa. Non sono una studiosa cultrice del pensiero e della vita di questo grande statista italiano dell’800.
Mi piace curiosare, semplicemente. E "rileggere" a modo mio, assecondando le riflessioni personali del momento.
Allora vediamola, la vita sentimentale di questo illustre statista, noto a tutti per la sua freddezza. Era davvero un uomo "freddo" Cavour. Ma non per questo si sottraeva alle passioni amorose. E non si negava alle donne, che, anzi, pare siano state in tante ad adorarlo. La “freddezza”, nel suo caso, era piuttosto la caratteristica con cui egli “gestiva” i suoi amo
ri. Non si lasciava mai travolgere dalla passione, manteneva sempre un certo distacco, con le sue amanti. E, soprattutto, era incapace di amare una donna, per temperamento personale, e per sua stessa ammissione. Probabilmente, come ebbe a dire Indro Montanelli, la sua vera unica amante era la politica. E questo pare abbia confidato a qualcuno Cavour. Il Conte antepose sempre la sua libertà ed indipendenza personali a qualsiasi legame. Amare una donna, amarla sul serio, donandosi a lei, avrebbe significato per lui avere una "costrizione" permanente nella sua vita. Del matrimonio diceva che non faceva per lui perché avrebbe lasciato la moglie troppo sola e troppo a lungo, per via dei suoi doveri di statista. Di conseguenza avrebbe solo dato adito a pettegolezzi e scandali, che lo avrebbero esposto al ridicolo. Un rischio questo, che egli non poteva permettersi di correre.
L’elenco delle sue devote amanti non è breve.
Per ben undici anni fu l’amante di Anna Schiaffino Giustiniani (qui sotto il suo ritratto, maritata ad un marchese col quale fece tre figli), che morì suicida per
lui. Cavour le voleva bene, ma non la ricambiava con altrettanta passione e devozione e, soprattutto, le era infedele. Pare sia stata una personalità molto irrequieta, questa donna. Mazziniana convinta, perennemente in lotta con sé stessa, combattuta tra fede e ragione, tra religione e passione. Lo amava a tal punto da voler la sua felicità, anche a scapito della propria. Cavour, si disse, non si sentì troppo in colpa per questa morte. Del resto, a parte il fatto che era leale nel non fare mai mistero dei suoi “tiepidi” sentimenti, in quel periodo aveva anche un’altra appassionata amante che lo distoglieva da cupi e lugubri pensieri di rimorso. Si trattava di Emilia Nomis di Pollone, sposata, anche lei, ad un marito pericolosamente geloso. Poi vi fu, nella sua vita amorosa, Clementina Guasco, detta “l’ignota” dai biografi, poi Costanza Vittoria Scati di Casaleggio e poi ancora Melania Costa Ghighetti, moglie di un medico. Anche Mélanie Waldor, scrittrice e poetessa francese, amante di Alexandre Dumas, “assaggiò” e fu “assaggiata” nel suo letto.
Negli ultimi anni della sua vita la sua amante fissa fu Bianca Ronzani, una ballerina di origine tedesca sposata ad un mimo e coreografo triestino, diventato impresario e presto travolto dai debiti.
Pare fosse un’avventuriera. Tutti sapevano e tutti disapprovavano questa storia. Fu un “amore senile”, per Cavour: lei 28 anni, lui 46. Camillo non la “esibì” mai, la tenne sempre nascosta in una villa in collina fuori Torino, che le aveva comparto. Lui, notoriamente, non si faceva mai travolgere dalla passione, ma (c’è sempre un “ma”) forse per questa donna (la più “inopportuna”, tra quelle da lui "frequntate") la testa non la perse per poco..I maligni, alla morte del conte, dissero addirittura che lo avesse avvelenato lei, pagata per questo “servigio” dall’imperatore Napoleone..Ma furono solo voci..
Di certo, si sa che, anni dopo la sua morte, furono trovate ben 24 lettere scritte da Camillo Benso a questa sua amante. Ma chi le trovò, un certo Costantino Nigra, dopo averle acquistate, le fece distruggere perché, secondo lui, erano ispirate da una profonda passione e rivelavano aspetti troppo intimi, che non era bene si conoscessero del grande uomo politico. Non si saprà mai, dunque, se, sia pur tardivamente, Cavour abbia “imparato” ad amare..E, per conseguenza, se egli, così fedele alla libertà e così infedele alle donne, sia riuscito, o meno, a conciliare "amore" e "libertà".

E secondo voi? Si può esser capaci di provare amore, amore vero, senza rinunciare alla libertà?



P.S. Il contenuto di questo post si rifà completamente all’articolo di Laura Laurenzi “L’infedele che ha fatto l’Italia” pubblicato su “la Repubblica” del 25 giugno 2008.
Inoltre, ho letto sempre nell’articolo di Laura laurenzi, al Castello di Santona Davide Riondino metterà in scena, dall’ 8 luglio, il recital Cavour mon amour.